Microbo e gasolina

Regia: Michel Gondry
Interpreti: Ange Dargent, Théophile Baquet, Diane Besnier, Audrey Tautou, Vincent Lamoureux, Sacha Burdo
Sceneggiatura: Michel Gondry
Fotografia: Laurent Brunet
Montaggio: Elise Fievet
Paese/Anno: Francia, 2015
Distribuzione: Movies Inspired
Durata: 104’
Genere: road movie

SINOSSI 

Daniel è uno studente di prima superiore con la passione per il disegno; per la sua statura e il suo carattere introverso viene soprannominato dai compagni Microbo. Diventa presto amico di Théo, che si è appena trasferito a Versailles, un ragazzo eccentrico e con la passione per i motori, da cui il nomignolo Gasolina. Iniziano a trascorrere i pomeriggi dopo scuola insieme e un giorno, vendendo degli scarti di metallo, riescono a comprare un motore a due tempi di un vecchio tagliaerba, riuscendo poi a rimetterlo in funzione. Da qui nasce l’idea di costruirsi un’ automobile e fare un viaggio da soli attraverso la Francia. 

Decidono di camuffare la macchina da casetta da giardino per evitare, all’occorrenza, i controlli. Terminata la scuola partono, senza dire nulla ai genitori, in direzione del Massiccio Centrale, dove Théo era stato da piccolo. 

Dopo esser fuggiti da uno strano dentista che inizialmente li aveva ospitati e aver evitato rocambolescamente una rissa, abbandonano l’idea di raggiungere il Massiccio Centrale. Decidono allora di recarsi al lago dove soggiorna Laura, una loro compagna, di cui Daniel è segretamente innamorato. Daniel si vergogna ad andarle a parlare, visto che durante il viaggio, stufo delle prese in giro per la somiglianza con una bambina, ha provato a tagliarsi i capelli facendo un disastro. Théo cerca in tutti i modi di convincerlo ad andare da lei, ma lui si rifiuta e finiscono per litigare. Dopo aver trascorso la notte da solo, Daniel riesce a tagliarsi i capelli e a ritrovare Théo per fare pace. Malauguratamente la macchina, insieme al campo rom vicino al quale avevano parcheggiato, è andata in fiamme; ma per fortuna in un paese lì vicino Daniel riesce a vincere un concorso di disegno, vincendo due posti su di un volo per ritornare a Versailles. Ritornati a casa i due scoprono che la mamma di Théo è morta e per questo Théo è costretto ad andare a vivere con suo fratello, lontano da Daniel. I due cominciano l’anno scolastico lontani, ma uniti da un viaggio che li ha fatti crescere.

 

RECENSIONE  di Aldo Spiniello, Sentieri Selvaggi

Se Mood Indigo era il film del disincanto, della dolce e disperata consapevolezza di un cinema che non sta più nei limiti del sistema e che non ha più la capacità di salvare niente e nessuno, Microbo et Gasolina sembra ripartire da lì, da quella specie di grado zero. E, infatti, è un film di ragazzini in partenza, di due amici che si affacciano all’adolescenza e all’avventura. Ma con una consapevolezza da vecchi saggi, di quelli che abbracciano ancora la bella e malinconica innocenza del gioco, l’unica cosa che resta dopo il dolore più intenso, il lutto della felicità e il distacco.

Daniel è un romantico di primo pelo, con la testa in un mondo svagato e una famiglia nevrotica. Disegna molto, con una mano felicissima, ma di certo non ha il talento per le relazioni sociali. È segretamente innamorato di una compagna, Laure, che lo tratta da amichetto, come da perfetto manuale d’adolescenza. Gli altri lo chiamano Microbo, giocando sulla sua altezza e il suo viso da bambino (o bambina?). Un ragazzo solo, insomma. Finché in classe non piomba un nuovo arrivato, Théo, spavaldo e impertinente, giubbotto di pelle e aria ribelle. Non è benvoluto, al punto che gli affibbiano il nomignolo, non proprio lusinghiero, di Gasolina. Tra i due nasce un’amicizia istintiva, un legame che li porterà a immaginare un viaggio estivo su un’improbabile e magnifica macchina fatta in casa.

Daniel e Théo non hanno né la gioiosa cattiveria né la vita amara dei ragazzi sul bus di The We and the I. Forse perché tra il Bronx è Versailles, in fondo, passano anni luce, più o meno gli stessi che separano il vecchio e il nuovo mondo. Microbo e Gasolina sono adolescenti normalissimi, con i problemi di tutti: i primi turbamenti sessuali e i primi amori, le famiglie più o meno presenti o incasinate, le difficoltà delle relazioni. Perciò niente lacrime e niente smarrimenti, anche quando le strade sembrano chiuse. Hanno soltanto un’immaginazione più sviluppata degli altri e una disponibilità alla vita, nonostante sia dura comunque. E perciò hanno una tenacia commovente nel difendere il valore dei legami e la libertà dei percorsi. Senza star più a contare le botte e a temere gli ostacoli.

Gondry, dopo il terremoto di Mood Indigo, pare voler rinunciare a tutto l’armamentario fantastico della sua immaginazione irrefrenabile, per rinchiudersi in un film piccolo, piccolissimo. Quasi un “corollario”, già. Ma è solo una normalizzazione apparente. Perché, come già in L’épine dans le coeur e in The We and the I, Gondry persegue il suo sogno di annullare il set, di dissolverlo per le strade, tra le cose stesse del mondo. E come i suoi giovanissimi protagonisti, afferma ancora una volta la necessità di una dimensione più umana, intima, come una famiglia calda e sgangherata o una scuola di campagna (e anche la zia di Daniel insegna come la zia Suzette di L’épine dans le coeur). Che poi è la fede incrollabile in un cinema artigianale, fatto in casa, con quel poco che si ha, in cui tutti gli effetti vengono dalle mani, dalla fantastica normalità della pratica, e tutto l’artificio è incredibilmente concreto. È esattamente come la casa mobile di Microbe e Gasoil, che sembra essere l’immagine perfetta della visione e delle ossessioni di Gondry, quell’utopia che non era riuscita a Colin, ingrigito nella schiuma dei giorni. L’immaginazione è un lento movimento di liberazione dai sistemi, dalle regole dell’economia, dai drammi già scritti dalla quotidianità, dai linguaggi imposti, dalle poltrone dei dentisti. Non è un’illusione. È un lavoro bellissimo, perché fatto in autonomia, fuori dall’industria (del cinema), dai suoi ritmi e dai suoi ruoli… Basta pochissimo, un aereo che atterra a marcia indietro, come in un altro urgente be kind rewind. O un errore di grammatica che infrange gli schemi e altera i tempi… “Mancano le transizioni”, dice a un certo punto Daniel, passando improvvisamente dall’aereo al treno. E allora? È un cinema sbagliato, quello di Gondry, che si disinteressa delle transizioni, non perché ne ignori l’esistenza, ma perché sa che l’unica cosa da fare è alterare le traiettorie, riconsiderare la consequenzialità delle cose sotto un’altra prospettiva. Certo, la macchina brucia, ma continua a camminare in qualche modo. Certo, l’amarezza si fa sentire, la costrizione. “Sei cresciuto, Daniel. – Forse è tutto il resto che si è ridotto”. Certo, non ci si volta più a incrociare gli sguardi, perché si è diventati adulti e il desiderio si è assopito. Ma si può continuare a contare, all’infinito. “Abbiamo giocato con la sostanza stessa della vita e abbiamo perso”. E allora? Almeno abbiamo giocato.


APPROFONDIMENTI  

 

Daniel e Theo sono due ragazzi speciali, con interessi e caratteri che non consentono loro di integrarsi facilmente nei gruppi di cui fanno parte. Trovano terreno comune nel gioco: costruire cose diventa il modo per stringere un’amicizia che li arricchirà entrambi. Li vediamo però presi in un gioco manuale, analogico, molto diverso da quelli diffusi tra i giovani di oggi. Come utilizzare gli spazi digitali in maniera sicura, ma mettere ragazzi e ragazze in condizione di stringere nuovi tipi di rapporti in grado di arricchirli? Quali sono i nuovi giochi? Il gioco va molto al di là del semplice divertimento, molto spesso è anche una sorta di preparazione alla vita quotidiana. Un mondo in continua evoluzione come quello di oggi necessita di giochi in continuo aggiornamento, veri e propri mondi virtuali che i videogiochi, per esempio, ci insegnano a vivere. Infatti, non solo videogiochi come The Last of Us e God of War hanno mostrato come sia possibile costruire narrative interessanti, coi videogiochi si può fare moltissimo. Su applicazioni streaming come Twitch giocare un videogioco diventa un momento di riflessione e di condivisione; nel famosissimo Fortnite si può assistere anche a dei concerti.

Ciò non toglie che il confronto diretto col mondo sia una componente essenziale per la crescita di ognuno. Microbo e Gasolina ce lo dimostra a partire dal genere a cui appartiene il film: il road movie. Non serve per forza una strada, la componente del viaggio verso una mèta o solo in direzione di un orizzonte lontano: Up, il film d’animazione Pixar con la casa volante trasportata da una miriade di palloncini, ne è un esempio. Sono queste storie in cui il viaggio è, in parte, un espediente per raccontare la crescita dei protagonisti. Quali storie di questo tipo conoscono i ragazzi? Ci sono numerosi esempi letterari, che si rifanno spesso al romanzo di formazione: da Goethe con Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister a Carlo Collodi con Pinocchio, ma anche Dickens e Calvino.

Come evolvono Daniel e Théo? Quali sono le tappe di questo percorso? Le particolarità dei protagonisti, che inizialmente erano materiale da presa in giro, diventano il punto di partenza del loro percorso. Microbo si confronta con il suo corpo e con la sua indole, trovando la propria vocazione nella pittura. Gasolina capisce come essere grandi non vuol dire solo saper andare in giro da soli, ma anche sapere rimanere. Così, il loro è un percorso di accettazione di sé e dell’altro, imparando anche che la convivenza civile è anche una questione di tolleranza reciproca. Qual è la parte di sé che ognuno considera il proprio punto forte, il proprio lato da coltivare e far crescere?

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